Il nuovo anno scolastico è iniziato e quale modo migliore di proseguirlo se non rispettando una dieta sana, equilibrata e gustosa? Lo abbiamo chiesto alla nostra psicoterapeuta Roberta Chiesa.
1. Come si può prevenire l’obesità?
La prevenzione dell’obesità comincia prima ancora della scuola materna. Spesso i bambini mangiano per noia, perché si sentono soli. Si possono proporre modi più gratificanti di passare il tempo, come giocare o anche solo leggere insieme una fiaba.
2. Come convincere una mamma a cambiare abitudini consolidate?
Uno dei più comuni errori è quello di sentirsi cattivi genitori se non si da al bambino il cibo che richiede. Per ottenere dei risultati a volte è necessario non essere troppo dolci.
Io spesso contrappongo alla paura dei genitori di scontentare i figli una paura più grande: quella che con il loro stile di vita danneggiano la loro salute.
Preferisco dire chiaramente a quali disturbi andranno incontro se non cambiano modo di mangiare.
Da ricordare anche che uno dei fattori che più influenzano il sovrappeso nei bambini è la familiarità, cioè il fatto di avere un genitore con lo stesso problema. Sono quindi le abitudini degli adulti le prime a dover essere cambiate.
3. Perché il bambino rifiuta un piatto?
Spesso un piatto viene rifiutato indipendentemente dal contenuto del piatto stesso. Le variabili genetiche riguardanti la cronologia del gusto ad esempio, motivano i rifiuti del bambino alle verdure.
Per gli studiosi di fisiologia, un bambino è considerato, a prescindere dalla sua dotazione genetica, un “supertester”, ovvero un grande discriminatore di sapori; un adulto è in maggiori probabilità un “medium tester”; un anziano un “no tester”, ovvero un cattivo discriminatore.
Mi spiego meglio: un gusto percepito dall’adulto come amarognolo, viene percepito dal bambino, supertester, come molto amaro, e al contrario dall’anziano come indifferenziato, né troppo amaro né troppo dolce. Basta osservare gli avanzi di una mensa scolastica e confrontarli con quelli di una mensa di una casa di riposo per rendersi conto di tale differenza percettiva.
Statisticamente, se a scuola abbiamo uno scarto maggiore di verdure, cibo amaro per eccellenza, nel secondo caso gli avanzi riguardano uniformemente tutti i cibi in modo indifferenziato. Ecco spiegato anche il motivo per cui il cibo maggiormente gradito ai bambini è il dolce ed in generale i primi piatti percepiti dal bambino come dolciastri.
1) Il rifiuto del pesce può, con buona probabilità, date le abitudini alimentari di molte famiglie, essere dovuto alla poca familiarità con l’alimento da parte di molti bambini. L’ambiente familiare di provenienza, definito come variabile ambientale, può in effetti fungere da facilitatore al consumo degli alimenti quando ne è il primo promotore. Quando una famiglia propone un certo piatto con una buona frequenza, quel piatto acquista un valore aggiunto rispetto a piatti relativamente nuovi che innalzano la resistenza del bambino.
2) Riguardo allo scarso consumo di gnocchi, potrebbe valere l’ipotesi che, essendo questo un piatto i cui elementi tendono ad accorparsi ed a perdere di consistenza, nel bambino entrino in gioco le variabili inconsce relative al retaggio istintuale. Il retaggio istintuale, particolarmente presente nei bambini giovani, crea una reazione d’allerta verso ciò che viene percepito come molliccio, poco consistente, favorendo l’associazione istintiva tra inconsistente e cibo marcio.
Ciò che era utilissimo ai nostri avi nel destreggiarsi tra pericoli d’avvelenamento e malattie d’origine alimentare, oggi è spesso solamente uno dei fattori principali della resistenza nel consumo di alcuni alimenti.
3) Fatte queste considerazioni non è comunque da considerarsi una battaglia persa in partenza quella a favore di un maggior consumo delle verdure, legumi e pesce. L’assaggio costante e ripetuto nel tempo, anche a favore degli alimenti non graditi, può rompere il circolo vizioso che crea il problema “cibo inizialmente non gradito -> cibo rifiutato -> cibo successivamente ancor più sgradito”.
La fisiologia del gusto di un bambino cambia molto velocemente paragonata a quello di un adulto, che pur subisce dei cambiamenti; inoltre l’assaggio permette all’adulto di rompere la naturale resistenza del bambino verso le verdure e di creare in lui l’abitudine, e con l’abitudine l’accettazione ad un consumo sempre maggiore dell’alimento inizialmente rifiutato.